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Raid Africa 2012: From Ghana To Italy

Presentazione del Viaggio

Si riparte... tutti mi chiedono "dove?" - Africa naturalmente, un continente che con le moto ha un feeling particolare , anche se competizioni come la Dakar hanno migrato, ma il fascino di questo continente non è in discussione. 
Il logo del viaggio lascia libere interpretazioni “From Ghana to Italy “ da Accra, capitale del Ghana, all'Italia 8 paesi, circa 10000 km , asfalto, piste, sabbia, un viaggio da solo e la fedele compagna, naturalmente KTM 990 ADV, instancabile, affidabile, la moto giusta per un viaggio impegnativo, si lo è, sarò solo, come scritto, senza assistenza, come sempre e senza GPS, io la moto e la cartina, non chiedetemi il perché anche se qualcuno mi ha detto sei fuori di testa, ma il bello è misurarsi con se stessi, lontani dal nostro mondo garantista. 

Risalirò il Ghana e il Togo, andando a zig zag tra parchi e culture millenarie, entrato in Burkina Faso piegherò a sinistra per Bobo Dioulasso, una combinazione di attrattive naturali e culturali, con la città di Bonfora che ne esalta questi aspetti. Puntando verso nord entrerò in Malì destinazione Mopti, punto di partenza dei Pays Dogon, luoghi incontaminati e dal fascino inconfondibile, non mi dilungo occorrerebbero pagine nel descrivere questi luoghi, superato il fiume Niger, giungerò alla mitica Timbouctou, il cui nome evoca ritmi tipici dell'Africa. 

Bomako, la capitale sarà la prossima meta, piste polvere e sudore, altrimenti che viaggio è? 
Entrato in Senegal punterò su Dakar, poi il lago Rosa, certo pensare alla mitica Dakar che fù sarà impresa facile, cercherò di immaginarmela sulla darsena del lago Rosa. 

Sarà la volta della Mauritania da Nuoachott salirò a nord per Atar a seguire l'oasi di Cinquettì. 
Rientrato nella capitale l'idea è quella di viaggiare scarico per il parco nazionale D'Arguin, dovrò cercare qualche gruppo che risale questo pezzo di Mauritania in jeep, la sabbia non mi aiuta a viaggiare carico, oltre al fatto che la parte est della pista è ancora oggi minata, causa di conflitti precedenti. 
Lasciata alle spalle la Mauritania risalirò la costa Atlantica, l'ex Sahara spagnolo oggi Repubblica Araba Saharawi Democratica, poi sarà la volta del Marocco, con lo stretto di Gibilterra alle spalle metterò le ruote sul vecchio continente, puntando su Barcellona dove traghetterò per l' Italia, credo che con i pneumatici sarò all'osso, visto che viaggerò con quelle di serie. NON RESTA CHE DIRVI SEGUITEMI.

  

Resoconto del Viaggio

Ciao a tutti 
Scrivo da Timbuctou l'ultimo baluardo di agglomerato urbano al nord del Mali, prima del sahara, sono arrivato qui traghettando sul Niger e percorrendo una pista di 200 km popolata da tanti asini che non ricordavo di vedere in gran numero, partito all'alba da Bandiagara, al margine dalla falesia caratterizzata dai villaggi Dogon, mi sono aggregato ad un gruppo che viaggiava in jeep, per non portarmi dietro le valige laterali, che tanto mi hanno fatto penare il giorno prima sulla pista di sabbia. 
Sono passati 19 giorni da quando sono arrivato in Ghana, mai come questa volta ho tribolato in dogana, un calvario caratterizzato anche da una nave che doveva arrivare 10 giorni prima del mio arrivo, così prima questo inconveniente poi l'agenzia gestita da un tedesco che ha pensato bene di trasferire qui la uno stile di fare rigido che non va d'accordo con l'ordinario ghanese, così ho cambiato agenzia e in 3 giorno e varie mance sono uscito dalla dogana, ma era come nella guerra di trincea,due giorni avanti e tre indietro, quando vedevo la cordicella dell'uscita sono tornato al punto di partenza c'era da timbrare il carnet e il doganiere non sapeva dove mettere i timbri, poi la liberazione di quel varco. Sono entrato in Togo dal sud dormito a Lomè poi verso nord per visitare le popolazioni Tamberma, un tuffo nel passato tra usanze e uno stile di vita legato all'habitat che li circonda, in breve lontani anni luce da quello che noi chiamiamo civiltà. Rientrati in Ghana, a Tamalè è iniziata la pista verso Wa, sulla strada che porta in Burkina Faso, sterrato a non finire, polvere ovunque, ho dormito nei pressi della frontiera, poi in volta in Burkina Faso mi sono diretto a Bobo Dioulasso. All'indomani sono sceso a Banfora e su una pista polverosa sono arrivato a Niansogoni, vicinissima al confine con il Mali, con un antico villaggio appollaiato sulla falesia da cui si scruta un meraviglioso panorama, peccato la scalata a piedi, per poi risalire in moto e rifare altri km di sterrato prima di ritornare a Banfora e da li a Bobo, lungo la pista villaggi dalle costruzioni essenziali, gente povera ma con tanta dignità e senso di ospitalità. La mattina successiva dopo una visita al mercato, un esempio tipico di mercato africano con colori e odori inconfondibili, mi sono diretto verso la capitale Ouagadoougou, che tutti come per Bobo abbreviano a Ouaga, alle prime non capisci cosa ti si dica poi quando non ti occorre più sapere comprendi l'arcano ma è passato del tempo e tu sembri quello scemo che venendo dal mondo emancipato non si capacità a tanta semplicità. 
Ho puntato verso nord, l'illusione dell'asfalto è durata poco, devo dire con gusto ho ritrovato la pista, sole e polvere che si mischiano al sudore in un mix di disagio prima di farci l'abitudine, intorno steppa e villaggi primordiali ma nulla a che vedere con quello che i miei occhi impattano, una parete di una montagna ridotta ad una fetta di groviera con tanti buchi e altrettante persone che come formiche si ammassano una sull'altra. E' una miniera d'oro, mi avvicino e parcheggio. 
Visi che sembrano uscire dal limbo, sembrano zombi tanto è surreale l'aspetto, sporchi con il viso eroso dal sole e dalla polvere, sono cordiali in basso alla vallata le moglie con i figli, tutti vivono intorno alla speranza di qualche grammo di oro, non mi capacito da tanto senso del sopravvivere, ma non sono all'epilogo, guardo ai miei piedi e vedo un buco quadrato un 80x80 cm, domando non credo alle mie orecchie, è un tunnel verticale profondo 30 metri , le persone scendono poggiando i piedi lateralmente, incrociando i movimenti con le braccia, Ismail è la sotto a cercare oro, lo fanno risalire, quando affiora sembra venire dall'aldilà, la bocca impastata dalla polvere scandisce parole afone, un elastico che gira intorno alla testa a cui è fissata una torcia, tutto qui, lo riprendo scatto delle foto, poi mi chiede delle caramelle, si delle caramelle, gli regalo un pacchetto di gomme e della cioccolata che avrei usato come pranzo, saluto vengo ricambiato da un Orvuore, solo allora mi viene in mente il libro di Italo Svevo Cristo si è fermato ad Eboli. 
Fa caldo faccio frontiera con il Burkina poi il Mali, capanne che fungono da uffici, libri dalle pagine come giornali dove registrare la persona, la corrente non è ancora arrivata il pc è un sogno, militari che trafficano intorno ad un generatore che non ne vuole sapere di funzionare, mi intrometto e vedendo quell'ammasso di tecnologia con cui viaggiano mi lasciano campo libero, controllo la tensione alla candela arriva, solo un problema di benzina smonto il carburatore, il getto è ostruito, qui la benzina viaggia in latte, bottiglie e tanta polvere, pulisco soffio il getto con la bocca, rimonto tutto, provano cavolo se va, felici tutti c'era la televisione da alimentare si gioca la coppa d'Africa, anche qui tanto Orvuare. 
Giungo a Koro, sbaglio strada, insomma pista, ora è solo una pista ridotta, incontro persone con carretti e asini che li trainano, giungo ad un villaggio dagon, tutti mi fanno festa, dalla mosche il Muazin chiama alla preghiera un tizio mi fa strada per un km poi mi lascia con un sempre dritto, si ma dove? C'è sabbia così carico faccio fatica a viaggiare con la Kappona, giungo ad un altro villaggio, tutti cordiali, mi offrono da bere e da dormire, no grazie devo arrivare a Bandiagara, ho ancora un due ore di luce. 
Un tizio mi si offre di salire ed accompagnarmi per un tratto, poi mi indica la direzione da qui in avanti segui le tracce delle jeep non puoi sbagliarti, così è, più vado avanti più scruto in lontananza la falesia, arrivo non arrivo, gli ultimi km sono da dimenticare, sabbia fina come borotalco, di qua di là la moto affonda, le gomme non aiutano sono da strada, ma finalmente vedo il duro in lontananza, do gas ne esco alla grande, ma che faticata, poi venti km di pietre, più dure da digerire queste che la sabbia, all'hotel la Falesia mi accolgono a braccia aperte, la moto incuriosisce, poi quando mi dicono di un'altra Kappa che l'hanno scorso ha sostato qui capisco, chi Adriano quello di Milano? Qui quì quello che si è perso i documenti, qui qui ma li avete trovati? No peccato speravo di riportaglieli. Il resto lo conoscete. 
Un salutone GP


 

Ciao
dal lago Rosa Senegal, qui una volta arrivava la Dakar a dire la verità qualche km più in là verso il mare domani proverò a metterci le ruote naturalmente scarico, c'è un gruppo di slovacchi in jeep che lo fanno fino a San Luis, proverò, per ora mi accontento del lago. 
Eravamo rimasti a Timboctuo, una città al limite della sicurezza, la sera prima di partire a 15 km dalla città c'è stato uno scontro a fuoco tra Tuareg e militari, al mattino ho cercato di prendere il primo traghetto ma una colonna di militari che si è spartita a metà le due chiatte mischiandosi alla gente comune ha impedito di traghettare alla jeep che portava le mie valige, a quel punto avrei osato anche ma non avevo modo di recuperarle. Ho atteso 2 ore dall'altra parte un caffè e 4 parole con i locali,si è istaurata una discussione di quanto ci mettevo a compiere i 200 km fino Duoentza ho detto tre ore, sono iniziate le scommesse tra di loro in effetti ne ho impiegate due e mezza con una piccola sosta a Bambara Maoundè. 
Riprese le borse ho puntato verso Hombari dove delle conformazione rocciose danno l'idea di essere nella Monument Valley, al posto di blocco il militare mi ha autorizzato ad arrivare alla Mano di Fatima scattare delle foto e tornare indietro Hombori non è sicura a novembre sono stati rapiti due francesi. 
Fatte le foto sono tornato indietro a sera ero a Mopti sul Niger. 
All'indomani con calma mi sono fatto un giro sulla riva del Niger, un mercato all'aperto di gente che va e viene con le piroghe dall'altra sponda, una chicca le donne si lavano sulla riva mostrando le parti più intime, eppure l'Africa dell'ovest appare più laica rispetto al resto, poi in sella sono arrivato a Djennè dove fa mostra una delle più belle mosche in stile sudanese, ho tribolato non poco per visitarla, è interdetta ai cristiani, i giovani non ci fanno caso, gli anziani non vogliono non vi dico che litigio ho creato. 
Lasciata Djennè, ho puntato sulla capitale ma non mi sono fermato avevo l'esigenza di recuperare, a sera ho dormito a Didjen in un posto governativo, cena a base di scatolette, doccia con secchi da 25 lt e secchiello per gettarsela addosso, che ridere poi a nanna. 
Al mattino presto di nuovo in sella con l'intenzione di fare più strada possibile, davanti a me il nulla se non paesini dall'aspetto povero con l'essenziale, ne un distributore per 500 km ne una banca per cambiare soldi , così ho dovuto fare un pieno da uno dei tanti venditori di strada, questa attività fa concorrenza ai banchi di frutta, tanta è la necessità, c'era anche dell'acqua mischiata alla benza ho cambiato la configurazione dellacentralina, fortuna che la Kappona digerisce tutto. A Kayes ho prelevato soldi e fatto pieno poi verso la frontiera del Senegal, che diavolerio tutti camion di traverso, ma non mi sono scoraggiato gli ho aggirati grazie ad un locale che ho fatto salire. 
Sono entrato in Senegal e viaggiando di notte sono giunto a Tambacounda, 792 km che sommati ai 704 del giorno prima ed ai 467 di oggi mi hanno dato modo di recuperare, 
Per la cronaca all'hotel dove ho dormito c'era di tutto camere, ristorante e night club con un andare e venire di clienti dalle camere, ci ho riso su pensando a quello che mi ero lasciato dietro.

Dal lago Rosa un saluto GP


 

Ciao da Nouakchott 
Ci eravamo lasciati dal Lago Rosa Senegal, dove arrivava l'ultima tappa della Dakar, quella africana, all'hotel dove dormo riesco ad organizzarmi, c'è un gruppo che va per il bagno asciuga, niente borse e vai. 
Sveglia presto colazione e via al distributore per il rifornimento, al paesino di pescatoie metto le ruote sulla sabbia, sgonfio la ruota dietro, lascio il davanti in pressione, dall'inizio del viaggio ho la modifica della BARTUBLESS, praticamente non ho camera d'aria e visto che la spalla del cerchio e limitata non mi fido a tirare giù la pressione, tanto poco cambia sono con gomme stradali. Devo dire che dopo tutto il fuoristrada fatto la modifica è promossa a pieni voti. Qui il rally più famoso al mondo è ancora vivo un ragazzo mi dice Fabrizio Meonì(lo scrivo come l'ha pronunciato) io GP scarso ma con tanta passione dentro, saluto e faccio i primi 200 metri di sabbia a manette e chi la tira fuori la kappona se si insabbia? Po i il duro del bagno asciuga, la bassa marea dura poche ore si viaggia tra la sabbia e il mare. 
Sulle prime vado piano poi prendo confidenza, anche troppa, a tratti guardo il contachilometri sono oltre il 120 rallento, migodo la visuale, stormi di gabbiani che si alzano in volo davanti a me, ogni tanto gruppi di pescatori che rientrano a terra con tanto pesce, sosta foto e ancora via, mi sento nel mio piccolo un pò dakariano, la menta mi riporta ai primi anni della Dakar, tutte le sere a vedere le dirette con la parabola analogica dal segnale scarso, ma la passione non si discute se sono qui è perché sognavo anche io come tanti di farla, anni fa non avrei avuto il coraggio oggi proverei ma l'anagrafe non mi aiuta. Riflessioni che scorrono veloci come le ruote sulla spiaggia dopo 150 km sono a St. Louis, mi riprendo le mie borse e passo da un lavaggio per togliere il sale, poi hotel. 
Al mattino fatta colazione punto verso la frontiera, non la principale molto trafficata, in effetti faccio tutto con velocità, ma ancora pista sono dentro il parco di Dawling, ai controlli di polizia si deve consegnare una fische, in parole povere scrivere su un foglio di carta i propri dati del passaporto, una tragedia ne dovrò compilare 7 volte prima di giungere nella capitale. 
Per 140 km vado avanti su una pista laterale alla strada che si sta costruendo, non incontro nessuno, certo un minimo inconveniente e sono fritto. 
Poi l'asfalto arrivo a Noukachott al tramonto, la Mauritania è un paese islamico, nulla a che vedere con la laicità dei paesi attraversati, l'islam regola il quotidiano, l'ora della preghiera scandisce il tempo, albergo e doccia rilassante che giornatina.
Al mattino la prendo comoda poi via versi Chinguettì una delle città sante dell'Islam, ho un problema, in Mauritania lamaggior parte dei mezzi usa gasolio la benzina si trova sono nei grandi centri, così dopo 280 km ad Akjouit sono costretto a cercarla, mi chiedono a nero 600 della moneta locale quando il prezzo ufficiale è 360 ouguaya, poi un ragazzo mi accompagna da un tizio in mezzo a un dedalo di casa, il signore è simpaticissimo 20lt da una latta in caduta, ci si rivede al ritorno, poi Atar dove faccio il pieno, dopo 80 km di pista che sembra un biliardo sono a Chinguettì, l'hotel è spartano un 4x4 con materassi a terra e tutto il resto in comune. 
Faccio un salto a visitare la moschea, costruita in pietra del deserto poi manutenzione alla moto, sostituisco l'olio e il filtro dell'aria che è in condizioni fatiscenti come si vede nella foto. 
All'indomani vado ad Oudanè c'è il festival delle tribù, che arrivano dal deserto per una sorta di riunione annuale. La pista è ottima arriverà il presidente, sono 100 km di nulla poi l'oasi ai margini del deserto, e una festa di colori e una viavai di persone. 
Ho l'occasione di andare a visitare il cratere artificiale di Guelb er Richart, con la moto sarebbe impensabile almeno per me, sabbia come il borotalco per un giorno faccio il turista. 
La sera rientro a Chinguettì, poi all'indomani scendo di nuovo verso la capitale con una tempesta di sabbia che mi insegue, per la cronaca rifaccio benzina volante come all'andata.

Da Nouakchott un saluto GP


 

Ciao

ci eravamo lasciati da Noukchott dove ho cercato di verificare se era possibile visitare il Park d'Aquin uno dei più belli al mondo, ma di fronte a 500 euro per una jeep non potevo che dissentire. 
Ho puntato verso nord per Dakhla ma a metà strada è stato possibile arrivare sulle coste dall'Atlantico entrare nel parco certo niente di che ma una soddisfazione personale anche se i 100 km di andata e ritorno terribili, è notte quando arrivo a Dahala controlli infiniti a volte anche dopo un km prima la polizia poi i militari. 
Siamo nel Sahara occidentale, questo per il Marocco che ne rivendica la territorialità, di fronte ad una proclamazione della repubblica araba Shawari, una terra di nessuno ma la presenza del Marocco è indelebile, investimenti ingenti città bellissime, con arredi urbani eccellenti, un modo per agevolare un processo di annessione, ne godo le benzina qui costa 70 centesimi di euro contro un euro del resto del Marocco. 
Dormo a Nouadhibou(Noaighibu) dove sostituisco il gruppo trasmissione, non vi dico come martello, scalpello e fiamma ossidrica per tagliare la vecchia catene le foto da testimoni. 
Al'indomani costeggiando l'Atlantico arrivo a Laayoune dove c'è anche la presenza dell'ONU, qui è più evidente la contraddizione della terra di nessuno due modi diversi di caratterizzare la vita con usi e costumi diversi, tanti militari e i soliti controlli. 
A suffragare questa terra contesa c'è la rivendicazione della Mauritania, le zone minate con tanto di cartelli dove si accusano le autorità del Marocco è la testimonianza che una land, che a vista d'occhio non offre nulla, ha nel sottosuolo una ricchezze inestimabili. 
Si parte presto la meta è Marrakech, il vento dell'Atlantico mi massacra la moto viene sbattuta a destra e a sinistra, sono attaccato al manubrio come un animale che contende una preda ad un altro, la temperatura è cambiata a Tamtam, mi appesantisco con il vestiario, cambio anche i guanti, ora sono alle prese con una tempesta di sabbia, che penetra ovunque, ho gli occhi che sembra che scorrono su carta smeriglio, fortuna ho collirio come antibiotico, poi le montagne prima di giungere ad Agadir, imbocco l'autostrada per Marrakech, sono gli ultimi 254 km dei 893 che segnerà il contachilometri una volta in città, supero un passo dove sosto ad un autogrill, la temperatura è di 2 gradi, come sono lontani i giorni dove beccavo i 36 gradi. Sono stanco mi butto sotto una doccia caldissima, non soffro il freddo ma in pochi giorni l'escursione termica mette a prova il fisico. 
L'indomani faccio il turista Jana al Fna è il cuore pulsante della città, incantatori di serpenti, saltimbanco, venditori di acqua, tratto con un tizio per una foto con la scimmia sulla kappona, l'animale sembra addestrato senza reticenza si siede sul manubrio, fantastico me la diverto, è sera quando rientro in albergo, domani si va a Tangeri tutta autostrada che sfilo via senza problemi, poi la Spagna, ogg mi imbarco per Civitavecchia l'ultimo atto di questo viaggio, come è normale un feedback mi riporta al Ghana all'inizio del viaggio, guardo la moto fedele compagna, lei la kappona alla sua seconda esperienza africana l'altra volta da Città del Capo a Milano, nessun problema, confesso me ne sono andato da alcuni forum dedicati alla kappona a volte ho sentito critiche senza senso, da parte mia un grazie a KTM Italia Motorex e Burtubless la modifica ai cerchi per togliere la camera devo dire un ottima soluzione, ho forato una volta e in 5 minuti ho risolto senza smontare nulla.

Grazie a tutti da Barcellona - GP

 

Galleria Fotografica

ALba sul Niger.jpgAspettando il traghetto sul fime Niger.jpgBurkina Faso Picchi di Sindou.jpgCercatori d'oro Burkina Faso.jpgCercatori d'oro Burkina Faso 2.jpgDejanè.jpgDejanè Mali mosche sudanese.jpgDSC03881.jpgDSC08981.jpgDSC09069.jpgDSC09179.jpgDSC09193.jpgDSC09203.jpgDSC09214.jpgDSC09537.jpgDSC_0929.jpgFalesia di Bandiagara Mali.jpgHombori mano di Fatima.jpgIMGP1906.jpgMali.jpgMali 2.jpgMali bambini.jpgMali fiume Niger.jpgMali rifornimento.jpgMauritania rifornimento volante.jpgNiger.jpgPescatori sull' Atlantico Senegal.jpgPista Duenza-Timboctu Mali.jpgPista Duenza-Timboctu Mali 2.jpgPista Duenza-Timboctu Mali 3.jpgPista Duenza-Timboctu Mali 4.jpgPista Duenza-Timboctu Mali 5.jpgRelax sul Niger.jpgSenegal.jpgSenegal  bagno asciuga.jpgSenegal Bagno Asciuga quella che era l'ultima tappa della Paris-Dakar.jpgSenegal Bagno Asciuga quella che era l'ultima tappa della Paris-Dakar 2.jpgSenegal Bagno Asciuga quella che era l'ultima tappa della Paris-Dakar 3.jpgSenegal pescatori localita Kayak.jpgSenegal pescatori localita Kayak 2.jpgTimboctu 3.jpgTimboctu 5.jpgTogo rifornimento volante.jpgTogo rifornimento volante 2.jpgTraghetto su Niger con militari.jpgTraghetto su Niger con militari 3.jpg

  • Biografia
    Biografia

    GP e quelle Due Ruote nel DNA

    La moto è nel DNA di famiglia. Mio nonno andava in moto, mio padre negli anni 50 faceva le gincane e, ad essere sincero, le vinceva. Io non potevo che ereditare questa passione.

  • Il Mondo Su Due Ruote
    Il Mondo Su Due Ruote

    Una vita in moto. E in due libri.

    Dopo 30 anni di viaggi in moto ho battuto le strade ed i sentieri di gran parte del mondo, ma ogni volta che approdo in una nuova terra lontana, il mondo, con le sue meraviglie, mi lascia ancora a bocca aperta...

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