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Raid Asia 2006: Ponte di Ferro - Pechino

PRESENTAZIONE DEL VIAGGIO

Per anni ho cullato e inseguito questo viaggio, mettere le ruote in terra cinese e così ancoraincredulo mi ritrovo a fare i conti con la realtà, il 22 luglio si parte, il viaggio è di quelli che si fanno una volta nella vita, sia per i km 14000, sia per i paesi da attraversare otto. Tante culture, tante esperienze, catturare le immagini sarà il lavoro più duro, con un occhio alla strada con l'altro a carpire più soggettive possibili, senza tralasciare l'aspetto emotivo, partire da casa ed arrivare a Pechino.
L'esperienza che ho accumulato negli anni, di colpo è cancellata, emotivamente è come se fosse il primo viaggio e allora sotto con i numeri.
Attraverso Austria, Slovacchia, Ucraina, Russia, entreremo in Kazakistan, con le sue land a volte coltivate a tratti desolate con antichi caravanserragli. I primi cammelli, le piste sabbiose, ci consegneranno al continente asiatico, da ora in avanti saremo immersi in un mondo diverso, quel mondo raccontato da Marco Polo ma ancora prima da un frate francescano, Giovanni del Pian del Carpine, che 50 anni prima del veneziano, intraprese un viaggio di un anno e mezzo, da Magione vicino a Perugia, per recarsi alla corte del Gran Kan Guyuk
Il punto satellitare N44°54' E55°60' sarà la linea di confine tra Kazakistan e Uzbekistan, dalla frontiera raggiungeremo attraverso una pista polverosa di 300 km Kiva, città folcloristica con un variopinto bazar.
A seguire Bukkara e Samarcanda, siamo sulla via della Seta la millenaria via commerciale che univa l'Europa all'Asia. Per la seconda volta mi apparirà il Registan, il maestoso complesso di mosaici fatto erigere da Tamerlano.
Raggiunta la capitale Taskent si proseguirà per Osh in Kirghizistan, siamo nella valle della Fergana, i monti Alajskij ci confermeranno che il confine cinese è prossimo. Trascorreremo la notte nelle yurte, le tipiche case, dei popoli nomadi di questa regione.
Irkestam è il luogo di confine con la Cina, situato a 3536 mt è la porta d'accesso alla regione dello Xinijang , con arrivo e sosta a Kashgar.
Kashgar, millenario crocevia commerciale e carovaniero ancora oggi, nonostante le frontiere, il più importante dell'Asia centrale col suo inpareggiabile mercato domenicale e fulcro orientale della Via della Seta. Lambiamo l'immenso bacino del deserto del Taklamakan. Passiamo per Urumqi e l'oasi di Turfan, poi Hami e Dunhuang con le grotte dei 100 Buddha. Incontriamo i primi tratti della Muraglia Cinese e proseguiamo per Lanzhou, Labrang, Liuyuan, Xian con il suo esercito di terra cotta. A seguire Luoyang ed infine Pechino meta ultima della nostra straordinaria traversata, con la quale avremmo percorso più di quarto della circonferenza della nostra Terra.
La moto del viaggio, una splendida KTM 950 ADVENTURE.

 

RESOCONTO DEL VIAGGIO

1a PARTE

Salve a tutti
sono ad Atyrau in Kazakistan.
Dopo 10 giorni di viaggio siamo entrati in Asia, oggi abbiamo fatto frontiera tra Russia e Kazakistan 6 ore, dopo avere traghettato per due volte su vecchi barconi fatiscenti.
I primi cammelli ci hanno confermato che la vecchia Europa era alle spalle. Il contakilometri segna 6029 km ero partito da casa con i numeri fermi a 1596 quindi 4500 km fatti. Uscendo da casa mi ero quasi messo a ridere, a Pechino mancavano 14000 km, ma ora che siamo in viaggio tutto sembra piu' reale. Man mano che ci si sposta ad est, dopo l'Ungheria, entrando in Ucraina, abbiamo trovato una realta' che ci ha riportato indietro di anni. A tratti se si esce dalle grandi vie di cumunicazione il tempo sembra che si sia fermato: tutto sa di vecchio, le stesse persona stentano a ridere e' la prima riflessione che ognuno di noi ha fatto. Quello che invece ci aiuta a superare tante difficolta', specialmente di burocrazia, e' che siamo campioni del mondo di calcio, e allora con un Del Piero e un Cannavaro anche gli intransigenti militari si rendono disponibili............. vai a capire come gira il mondo.
Ad Atyrau siamo stati ospiti di Massimo di cui il fratello Stefano, scambiando e-mail su un sito mi ha dato l'indirizzo, non ci conosciamo e non ci siamo mai visti. Massimo gestisce degli hotel frequentati da personale italiano e straniero che lavora all'estrazione di petrolio, non dico che sconto ci ha fatto, ma e' stato talmente gentile che mi ha fatto guadagnare 1000 punti di stima nei confronti degli altri. E' stato un momento piacevole, come quello di due giorni fa quando cercando un albergo in Russia siamo capitati in un hotel dove era in corso una festa di matrimonio. E' stato un caos, tutti che volevano fare foto, le ragazze le abbiamo lasciate sfilare, avevano i requisti, gli altri no anche perche' il gomito era abbastanza alto. Morale della favola: non ci hanno accettato, la scusa che erano senza posti.............. ci abbiamo riso su.
Domani puntiamo a sud verso l'Uzbekistan, 850 km di nulla, gia' questa sera ci hanno detto che e' meglio se camminiamo in fuori strada, l'asfalto in pratica c'e ma e' tutto una buca. Abbiamo imbarcato tanta benzina, quella che si trova e' a bassi ottani e di sicuro si dormira' in tenda se doveva essere avventura credo che e' giunto il momento e personalmente non mi dispiace. A proposito la moto e' quanto di meglio potessi avere, tanti km in situazioni difficili ma scendo la sera e sarei pronto a ripartire.

Ciao alla prossima

2a PARTE

Ci eravamo lasciati da Atyrau dove l'amico Massimo ci ha trattati da signori. Primi 90 km normali, tanto caldo e polvere, poi inizia la strada ovvero quello che resta: buche e buche, ai lati deserto, alcuni di noi viaggiano in fuori pista, ci si diverte e si evitano buche a non finire. Primo problema foratura all'anteriore della moto di Carlo, sostituiamo la camera e si rparte. Giungiamo a Makat, le taniche sono piene di benzina da qui' in avanti non sappiamo cosa ci aspetta. Dopo 20 km inizia il tratto sabbioso, alcune piste seguono la ferrovia, dopo un consulto si parte, io vado avanti con la Kappona non posso permattermi di viaggiare sotto i 70 Km\h, mi diverto anche se ho le valige che mi appesantiscono, basta aumentare il ritmo e tutto va alla grande. Dopo 20 Km mi fermo aspetto una mezz'ora, degli altri nessun segno di vita. Lascio la pista lungo la ferrovia e vado ad est dove in lontananza c'è una stazione di pompaggio di metano, tornare indietro non ha senso sprecherei solo la benzina che insieme all'acqua è il bene prezioso.
Arrivo al paese di Opornyi. Prima becco un cratere, la moto rimbalza come una palla, nell'impatto la valigia sinistra si stacca, io atterro con il freno posteriore bloccato, un'altra serie di buche davanti a me me lo impone, la moto s'intraverse più volte ma mi fermo in piedi, io ci ho messo del mio ma il lavoro più grande lo hanno fatto le sospensioni. Mi faccio un giro in questo luogo di nessuno per farmi vedere dalla gente e lasciare una traccia per i miei amici, poi decido ho benzina e vado a Bejneu, sempre su una pista polverosa. Quando ritrovo l'asfalto mancano 20 km, mi fermo per chiedere ad un camionista. Vadim, questo è il suo nome è un tipo sveglio parla il tedesco, io no ma ci capiamo, mi offre un the accetto volentieri e come è nella tradizione araba devo accettare 3 volte. Arrivo in città e cerco un albergo, quì l'unica lingua che si parla è il gesticolare, la padrona dell'albergo vuole i Teng la moneta kazaka, ne ho 2000 ma non posso pagare devo mangiare. Allora gli consegno il passaporto in mano con 30 dollari, il doppio di quello che mi costa la camera, è di coccio non ne vuole sapere, per fortuna arriva un ragazzo che parla inglese e allora capisce che l'indomani vado in banca a cambiare e comunque senza passaporto non posso scappare.
Sono in camera con un capitano dell'esercito kazako, non parla inglese e allora per farmi sentire a mio agio mi da la rivista Playboy in russo almeno guardo le foto. L'hotel non ha docce, solo bagni in comune e un lavabo in camera che uso come una doccia, dopo tanta polvere e sudore mi sembra il minono delle pretese.
Otto del mattino mi reco all'incrocio, dopo un'ora arrivano gli altri, non hanno fatto la pista si sono insabbiati tranne Maurizio, ed hanno caricato le moto, sono arrivati al paesino alle nove di sera quando ero 120 km più avanti.
Ancora pista, giungiamo in frontiera kazaka. In un ora passiamo dall'altra parte, quando ci accorgiamo che uno del gruppo non ha il visto per l'Uzbekistan, grande problema. Il capitano non ci fa passare dormiamo in tenda nella terra di nessuno in una frontiera dove è un cumolo di rifiuti. All'indoma entriamo in Uzbekistan, ma il nostro amico resta alla stazione militare ne avrà per 3 giorni quando ricevuto il visto dall'Italia ci raggiungerà a Samarcanda. Noi proseguiamo. Asera il gruppo si divide di nuovo causa due forature di una jeep, dormiamo a 2 dollari con doccia e sauna e mangiamo per quattro. In mattinata tramite SMS ci ricompattiamo io e altri tre saliamo al lago Aral, o quello che resta di una delle catastrofi ambientali del 20° secolo, quando i russi hanno deviato il corso del fiume per irrigare la parte sud di questo paese. I relitti dell'imbarcazione danno l'idea di tristezza, ferraglie che sono lì per souvenir.
Appuntamento a Kiva arriviamo sul tardi oramai siamo nell'atmosfera tipica delle città che erano sulla via della seta. Un giro mattutino al mercato e via verso Bukkara. Fa caldo per noi in moto è dura viaggiare a temperature di 40°, ma il problema più grande è trovare benzina. Facciamo due rifornimenti da privati travasando bottiglie di carburante che paghiamo con un 20% n più. Quando giungiamo a Bukkara il sole è appena tramontato ma l'atmosfera che ci circonda è quella dei paesi asiatici, ritmi diversi e musica e colori tipici. La sosta a Bukkara ci da la possibilità di controllare le moto, abbiamo percorso piu' di 7000 km, personalmente sostituisco l'olio e i filtri una controllata alla carrozeria e una rigenerata alla catena, la moto non presenta nulla fedele compagna di viaggio.
All'indomani ci trasferiamo a Samarcanda io e Maurizio facciamo un percorso diverso quando giungo di fronte al Ragistan i ricordi mi assalgono sei anni fa ero passato da queste parti ma è come se fosse la prima volta, il complesso fatto costruire da Tamerlano riempiono gli'occhi.
Ciao alla prossima

3a PARTE

Salve a tutti;
scrivo da Turfan, siamo al nord della Cina in un oasi desertica, ci siamo arrivata dopo aver tagliato da sud a nord il deserto del Talamaklan, tanto osannato da Marco Polo nel Milione, 600 km di nulla, dune nelle dune con una sabbia simile al borotalco.
Ci eravamo lasciati da Samarcanda, trasferimento a Taskent poi all'indomani siamo giunti ad Osh la prima città Kirghisa prima di giungere a Sary-Tash e dopo 90 km al confine tra Kirghizistan e Cina. Niente di speciale se non un militare che dovrebbe aver visto il film di Trosi e Benigni " Non ci resta che piangere", prima mi ha chiesto come mi chiamavo per tre volte poi mi ha chiesto dove andavo, la moto non induceva a dubbi ero al confine in ingresso al suo paese, alla seconda volta gli ho detto che aveva la testa dura e allora mi ha lasciato andare erano circa le nove di sera.
Lasciata Osh ci siamo arrampicati sulle montagne, all'asfalto si è sostituito un fuori strada terribile. Più andavamo avanti più la polvere alzata da vetusti camion, che resta difficile capire come possano stare in strada per lo più stracarichi all'inverosimile, includeva alla prudenza, questo per la guida. In realtà i colori e i tipici abiti indossati da questo popolo hanno riempito gli occhi di immagini straordinarie. Le prime gher, le capanne di origine mongola usati da questo popolo nomade riempe le vallate, è un mosaico straordinario di tanti punti bianchi sparsi qua e là. Non so fino ad oggi quante foto ho scattato per fortuna che uso una fotocamere digitale, la tentazione di premere il bottone è tanta l'avrete capito, questo paese mi ha affascinato.
Superato un passo a 3800 mt, si sono presentati ai nostri occhi le montagne più alte di questa land il picco Komunist e Lenin con le vette che superano i 7000 mt con ghiacciai perenni. A Sary Tash abbiamo fatto benzina o meglio quello che ci veniva offerto, 80 ottani, per fortuna la Kappona ha la possibilità di modificare l'accensione. La donnina che ci ha venduto la benza era di un diffidente che rasentava l'incredibile, la misurazione della benzina con il conta gocce, i soldi mostrati al sole più di una volta........ non so che dire..... si commenta da solo.
Alla cinque siamo giunti al confine con la Cina, più che una frontiera abbiamo trovato un caos impossibile da quantificare, un numero infinito di camion parcheggiati senza senso, a quell'ora solo a noi ci è stato permesso di passare. Il militare ha registrato il nostri passaporti su un quaderno, il pensiero che mi è passato alla mente è che alla prima occasione quel foglio sarebbe servito per accendere il fuoco, il raffronto con il nostro mondo è stato immediato.
Una sbarra abbassata ci ha bloccato per più di mezz'ora prima che arrivassero 2 militari che ci hanno condotto alla dogana. Con noi anche un ragazzo e una ragazza israeliani raccattati in frontiera bisognosi di un passaggio.
In un momento, grazie alla nostra guida siamo, motociclisticamente parlando, diventati cinesi, con il cambio targa, la patente e il libretto delle moto. Parte di noi ha proseguito per Kashgar, io ed altri, dopo un cambio di una gomma, abbiamo dormito in frontiera. La qualità dell'igiene di quello che poteva definirsi un albergo, mi ha indotto a dormire in tenda.
Di buon mattino ci siamo messi in marcia per raggiungere gli altri, arrivati a Kashgar abbiamo proseguito per il lago Karakul, alcuni sono restati in città, i 9000 km sulle spalle cominciano a pesare.
Il caldo a caratterizzato il primo tratto dei 250 km, poi come siamo saliti di quota sia la temperatura che l'habitat si sono modificati: laghi dal colore blu scuro, vette innevate dei monti Muztagh (7546 MT) e Kongur (7719 mt) che si specchiano dentro. Giunti al lago Karakul, c'è chi ha optato per dormire nella gher, io e George in tenda, dopo una cena in stile cinese, siamo andati a letto con il vento che faceva da padrone, ho dovuto mettere i tappi negli orecchi altrimenti avrei passato la notte in bianco.
All'indomani rifatti i bagagli siamo saliti verso il punto più alto di questa strada che collega la Cina al Pakistan, 4076 mt. Ho visto per la prima volta lo Yak questo buffo animale, almeno per me, mi da l'idea di un vecchio con la barba. Siamo rientrati a Kashgar, concedendoci un meritato riposo.
Il giorno successivo, era domenica, ci siamo recati al Bazar all'aperto che si tiene fuori città, la compra vendita riguarda gli animali. Descrivere questo ambiente e come pensare per la prima volta di esebirsi agli anelli.La confusione la fa da padrona, animali di tutte le specie, con gli asini a focalizzare l'attenzione, sembrerà strano ma questo animale in questa parte di mondo resta il locomotore più usato a volte uno dientro l'altro con carretti stracarichi, sembramo dei Tir antidiluviani. Comunque abbiamo assistito a scene da altri tempi con il sensale a mettere d'accordo il venditore e l'acquirente, una stretta di mano a sancire l'affare fatto.
Il pomeriggio l'abbiamo trascorso al Bazar cittadino, come nella tradizione c'è di tutto, ora anche la parte HI-FI, con relitti di apparecchiature con più di trenta anni e l'ultimo grido della tecnologia, con la televisione a farla da padrone.
Abbiamo lasciato Kashgar di buon mattino, l'itinerario era per passare da nord, la guida senza darci spiegazioni ha detto che era da evitare questa zona, ordini dall'alto, e così siamo scesi a sud. Al secondo giorno abbiamo bloccato il centro di Hotan, famosa per la produzione di giada, la curiosità dei locali ha fatto prendere d'assalto le moto, abbiamo lasciato la guida e il suo aiutante a fare da guardiani.
Un salutone da Turfan.
Giampiero

4a PARTE

Lasciata Turfan ci siamo diretti a Shanshan per visitare le grotte dei 100 Budda, affreschi in pareti di arenaria, abbiamo avuto la possibilitaf di fare del fuoristrada, in serata eravamo a Anxi dove abbiamo sostato 2 giorni. 160 Km ci separano da Dunhans che raggiungiamo percorrendo una lunga lingua dfasfalto in pieno deserto, a tratti spremo la Kappona a oltre 200 km/h. Le 470 grotte di Mogao sono una chicca peccato che non si possa fotografare, grotte artificiali riccamente affrescate. Nel pomeriggio visitiamo la lingua di deserto che si estende per chilometri, non possiamo entrare con le moto perche tutto il parco è interdetto. I cinesi hanno creato una sorta di attrazione consumistica con un oasi artificiale e un castello che si può visitare con il cammello o mezzi elettrici. Con le moto confinate nel parcheggio e impossibilitati di scorrazzare sulle dune ho optato per il deltaplano a motore un emozione nell'emozione....
Siamo scesi a Xining , questa parte di Cina è all'embrione dello sviluppo. Come si resta in pianura prevale la presenza di popolazione mussulmana con le sue tradizioni, persone con caratteri euro-asiatici, poi come saliamo di quota , oltre I 3000 mt, come per magia tutto cambia, dall'habitat ai lineamenti somatici. Tibetani di chiara fede buddista, capanne ad esaltare le Verdi vallate popolate da Yak, non manca il fuoristrada. Sono due giorni che viaggio afflitto da un mal di denti, che cerco di curare con antibiotici e analgesici, la tentazione di andare da un dentista è tanta, gli studi sono tanti come I gommisti lungo la strada, certo l'igiene è un deterrente.....
All'indomani ci rechiamo al lago Qinghai, il più grande lago salato della Cina. E' una giornata di pioggia, la visita a monasteri buddisti ripaga il disagio.
Il monastero Taer è un luogo di culto incastrato tra le montagne. Folle di turisti si mescolano ai fedeli. Poi è la volta di Labrang, il più famoso monastero lamaista al di fuori del Tibet: 1200 sono imonaci che ci vivono. Due giorni di trasferimento ci portano a Xian, famosa per l'esercito di terracotta, risalente a 2000 anni fa. La pioggia ci accompagna per tutto il viaggio, nel primo giorno perdiamo cinque ore, prima che due ruspe ed un esercito di operai (uomini e donne) sgombrino una frana. Nel secondo giorno un camion di traverso provoca una fila di 15 km, tanti mezzi in entrambi le corsie, non resta che passare ai lati. Con una borsa tocco un auto e finisco dentro uno scola acque in cemento, risultato una freccia rotta, niente di grave.
Da Xian ef tutto a risentirci da Pechino.

5a PARTE

Salve a tutti da Pechino

Sono arrivato ma e' stata dura. Ci eravamo lasciati da Xian il resto della strada per arrivare prima a Pintiao e poi a Pechino non doveva essere piu' la normale ,che ci ha torturato per 4000 km, ma prendere l'autostrada e' un impresa perche' proibita alle moto e cosi' e' diventato un slalom ai caselli dove si dava l'abbocco a passare ad uno per poi deviare all'ultimo momento su un altro eludendo i casellanti.
La pioggia ci ha accompagnato fino a Pintiao, dove la vecchia citta' confinata in mura secolari resta chiusa dalle otto del mattino alle otto della sera, abbiamo preso un hotel al centro.
L'indomani abbiamo trascorso la giornata a fare i turisti tra shopping e stranezze cinesi. Abbiamo incontrato Giorgio Bettinelli da anni globe trotter su 2 ruote, si e' stupito che stavamo viaggiando in Cina con la sua due ruote bloccata ad in porto a 150 km da Pechino. 
Ancora autostrada la meta e' Bodaling per ammirare la Muraglia, all'uscita dell'autostrada, in cui siamo entrati con lo stesso stratagemma, abbiamo incontrato Mario un ragazzo tedesco che in autostop sta compiendo il giro del mondo. Mi ha chiesto un passaggio e cosi' prima verso la Grande Muraglia poi fino a Pechino.
Qui' ha inizio un'altra favola, quella che non si va oltre il terzo anello della tangenziale con le moto, sfidanto tutti e tutto ci siamo avvicinati al centro precisamente a piazza Tien amen, sorvegliatissima l'abbiamo attraversata di sera e abbiamo preso un hotel a 400 metri dalla stessa, con la soddisfazione e un pensierino che ci ha accompagnato tutta la notte.
Si quello di mettere le ruote sulla piazza e immortalarla, mai prima qulcacuno l'ha fatto.
La domenica mattina siamo entrati in piazza Tien amen sotto lo sguardo stupito dei passanti e i poliziotti, abbiamo immortalato le moto e noi tra i monumenti, quello con l'ingresso alla Citta' Proibita resta, credo lo scoop piu' grande, ne sono orgoglioso, in tanti avevano detto non si puo', ed invece eccomi qui ha sprizzare contentezza dopo 16000 km mi sembrava la giusta ricompensa.
Il resto della giornata l'abbiamo passata visitando la Citta' Proibita dove all'ingresso l'immagine di Mao troneggia sublime.
Ma non ci siamo accontentati l'indomani e' stata la volta delle riprese, girando intorno a Tien amen abbiamo filmato noi e le moto, prima che i poliziotti ci bloccassero e allora facendo il tonto, ma il ragazzo che parlava inglese chiedeva con insistenza chi ci avesse dato il permesso, ed io ad insistere con la targhetta dell'hotel che volevamo tornarci, e' stata una bella lotta ma l'ho sfinito e ci ha lasciato andare.
Cinque del mattino del 5 settembre sveglia alle quattro e partenza per Tiajn il porto a 150 km da Pechino e' stato l'atto conclusivo di un viaggio da i mille risvolti. Quando la porta del container si e' chiusa ho ripensato al sabato che ero partito da casa, un sogno diventato realta'.
Non resta a questo punto che dare la parola ai numeri. C'e' una cosa che non ho tenuto ad evidenziare in questi giorni, purtroppo al terzo giorno di Cina una delle nostre Jeep e' stata coinvolta in un incidente in cui e' morto un ragazzo di 17 anni, questo ci ha stravolto i piani di viaggio, ma sarebbe il meno purtroppo un vita se ne e' andata.
Il contachilometri alla fine del viaggio segnava 17738 ero partito con 1576, 16162 i km percorsi, ho effettuato con un litro di benzina 16, 3 km sempre con le valige al seguito, 30 kg di peso, ho consumato 995 litri di benzina, 8 paesi attraversati con temperature che hanno toccato i 42 gradi e i 7.
Ho messo le ruote ovunque su piste e sabbia compresa, 2 cambi di olio, visto il costo in Cina e' molto favorevole, una lode alle coperture Pirelli Scorpion quelle di serie e' vero il post. E' arrivato a Pechino come una slick ma mai mi ha abbandonato l'anteriore poteva andare ancora per altri 3000 km. Poi lei, la moto, non ho parole credo che non devo aggiungere nulla di mio se no che dopo giornate faticose in fuoristrada oltre 450 km percorsi alla sera non mi sono mai sentito stanco, risultato di una grande componentistica a partire dalle sospensioni, il motore ha birra da vendere. L'unica modifica fatta alla moto e' stata la griglia del radiatore e una taratura piu' dura dell'ammortizzatore posteriore. Tutte quelle sirene che prima di partire mi aveva messo in guardia da possibili problemi sono smentiti, la frizione che mi era stata decantata come il male possibile non ha dato il minimo problema, ho contato un giorno solo in Kirghistan oltre ottocento cambiate, non penso a tutte quelle del viaggio.
Sono caduto una volta quando sono finito nello scola acque di una strada a bassa velocita', in verita ho accompagnato la moto dentro senza avere il minimo problema se non la rottura del vetro della freccia, quindi per concludere la Karotona e' promossa a pieni titoli.
Poi ci sono io che ho creduto sempre nelle mie possibilita' mettendo a frutto l'esperienza, sia quando ho dovuto fare il gommista sia quando con un altra moto in panne ho risolto un problema elettrico che vedevo dura risolvere dove eravamo. Ma l'attenzione maggiore e' stata quella di aver voluto carpire e fare piu' esperienza possibile da questo viaggio quindi per concludere se si vuole usare un eufemismo posso dire: Missione Compiuta.
Ringrazio tutti coloro che mi hanno aiutato in questa impresa non faccio nomi ne elenchi, c'e' chi ha creduto in me e chi mi ha supportato moralmente, anche questo e' parte integrante del viaggio.
Questa sera salgo sull'aereo felice di essere arrivato qui in moto, una grande passione oltre ogni confine, come qualcuno ha voluto scrivere, una frase che calza in tutto.

Un ciao a tutti e grazie ancora. 

 

Galleria Fotografica

50 km   dopo altro mondo.jpg97.jpg110.jpg112.jpg117.jpg126.jpg127.jpg131.jpgAbitazione regione dello Xinjiang.jpgArchimede in veste cinese l'acqua era caldo.jpgBukhara la Moschea.jpgBukkhara la Moschea.jpgChe  espressione.jpgChissa forse sono più buono.jpgCuriosi fino   in fondo.jpgDa  solo sulla Pista kazaka.jpgDintorni lago Karakul pascoli yak.jpgDopo 160 km un segnale non  male.jpgDSC04677.jpgEmozioni a   non   finire.jpggrande Muraglia peccato la foschiagrande Muraglia peccato   la foschia.jpgHa guardato la cartina sempre dritto bo.jpgIl Buddha sulla montagna  di Maji shan.jpgIl Buddha sulla montagna di Maji shan.jpgIn Cina queste scene sono quotidiane e lui mangia.jpgKashgar mercato cittanino vasta scelta.jpgKashgar mercato del    bestiame.jpgKashgar mercato del bestiame1.jpgKashgar mercato del bestiame6.jpgKashgar mercato del bestiame barbiere.jpgKashgar mercato del bestiame gli affari posso aspettare.jpgKashgar mercato del bestiame non è convinta.jpgKazakistan i primi cammelli.jpgKirghizizstan scene di vita.jpgKirghizo.jpgKiva 3.jpgL'esercito di Terracotta.jpgL'esercito di Terracotta 5.jpgL'oasi di Dunhuang vista dal deltaplano.jpgLa   catena del Pamir Cina.jpgLa catena del Pamir Cina.jpgLa Cina mussulmana.jpgLago Karakul.jpgLa strada che non c'è.jpgLattoniere Hotan.jpgMomento da non dimenticare.jpgMonaci in viaggio.jpgMonaco in preghiera.jpgMonastero  di Labrang.jpgMonastero di Labrang 5.jpgMonastero di Labrang la Kappona ha ammiratori ovunque.jpgMonastero Ta'er monaco.jpgMonastero Ta'err gente in preghiera.jpgMuztagh Ata lago karakul.jpgMuztagh Ata lago karakul più di così.jpgPechino La Città   Proibita.jpgPersone del tibet cinese.jpgPiazza Tien'Amen con alle spalle l'ingresso Città Proibita.jpgQuello che resta del lago Aral.jpgRagazza a Turpan.jpgRegistan  al tramonto.jpgSe questa non è un cinesata.jpgSi commenta da sola.jpgTir primordiale.jpgUn po cinese un po mussulmano regione dello Xinjiang.jpgUzbekistan più che una pompa da l'idea di un orologio.jpgVecchio  kirghizo.jpgVolgograd rovine 2° guerra..jpg

  • Biografia
    Biografia

    GP e quelle Due Ruote nel DNA

    La moto è nel DNA di famiglia. Mio nonno andava in moto, mio padre negli anni 50 faceva le gincane e, ad essere sincero, le vinceva. Io non potevo che ereditare questa passione.

  • Il Mondo Su Due Ruote
    Il Mondo Su Due Ruote

    Una vita in moto. E in due libri.

    Dopo 30 anni di viaggi in moto ho battuto le strade ed i sentieri di gran parte del mondo, ma ogni volta che approdo in una nuova terra lontana, il mondo, con le sue meraviglie, mi lascia ancora a bocca aperta...

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